N. 3 | Junior senza codice, senior senza esperienza: l'AI sta distruggendo la programmazione?
🛠️ Se l'AI fa il lavoro dei principianti, chi diventerà esperto domani?
Stavo scrivendo la terza newsletter e poi... boom! Amodei, CEO di Anthropic, mi ha spoilerato tutto. 😅 Per chi non lo conoscesse è questo signore qui sotto.
Per chi si trovasse qui per la prima volta -la Cassetta degli AI-trezzi - è per me è un appuntamento speciale: qui rispondo alle domande che mi colpiscono di più, quelle che emergono nel mio lavoro, nelle conversazioni che affronto ogni giorno e in quelle che mi arrivano sui vari social e qui su Substack Prendo questo spazio molto seriamente e per questo numero stavo lavorando a una risposta per una mamma preoccupata per il futuro professionale del figlio. Stavo dedicando a questo tema e questo terzo numero della Cassetta diverse tarde serate di scrittura.
Ma proprio mentre stavo rifinendo il pezzo, Amodei ha lanciato la bomba: l'AI sta per sostituire i programmatori! O almeno, questa è la narrativa che alcune aziende stanno spingendo con sempre più convinzione. E così, mi sono ritrovato a ricominciare da capo, perché il tema di oggi è più attuale che mai.
👉 Non è la prima volta che sentiamo queste previsioni apocalittiche. La storia è piena di annunci sulla fine di intere professioni, puntualmente smentiti dalla realtà. Ma questa volta è diverso?
Quando i PC iniziarono a diffondersi negli anni ‘80, si diceva che avrebbero eliminato la necessità di programmatori. Chi avrebbe più avuto bisogno di scrivere codice e sviluppare algoritmi se i computer potevano generarli da soli?
Eppure, accadde l’opposto. L’informatica esplose, la domanda di programmatori aumentò e il settore creò milioni di posti di lavoro. Ora la stessa domanda si ripete con l’AI: sostituirà davvero i programmatori o creerà nuove opportunità?
Ma torniamo a noi…
OGGI HA SENSO STUDIARE INFORMATICA?
Perché sono andato a scomodare IBM e il 1981? Perché la storia ci insegna che ogni cambiamento radicale porta con sé paure e trasformazioni. Ma non è solo un discorso astratto: questo dubbio è più attuale che mai.
Qualche settimana fa, durante un evento di orientamento, una mamma mi ha fatto una domanda che mi ha colpito:
"Mio figlio vuole iscriversi alla facoltà di Informatica, ma tra cinque anni chi assumerà programmatori, se l’AI scrive già codice da sola?"
Una domanda diretta, concreta, impossibile da liquidare con una risposta semplice. Mi sono trovato a rassicurarla: "Ma no signora, i programmatori serviranno sempre! È solo un assistente, non un sostituto..."
Ma mentre pronunciavo quelle parole, nella mia testa pensavo ad altro. Pensavo a quanto l'AI stia già cambiando il modo di programmare, e a strumenti e tool di GenAI verticali sulla programmazione che mettono in discussione ogni certezza.
Ed eccoci qua, alla vera domanda di questa newsletter:
L’AI sta davvero rendendo obsoleti i programmatori?
🔧 TRE TOOL AI CHE FANNO (QUASI) IL LAVORO DA SOLI
Ora vi spiego perché mentre parlavo con la mamma, nella mia testa pensavo ad altro. Pensavo ai test e alle piccole app smoke test che da tempo faccio su strumenti AI come questi, cercando di capire fino a che punto possano arrivare. E oggi ve ne porto tre. Li ho messi alla prova con esperimenti pratici, che potete replicare anche voi.
1️⃣ Lovable.dev – L’AI che genera intere applicazioni
Lovable.dev è un tool di genAI che consente di creare applicazioni web partendo da una semplice descrizione testuale. Grazie all'intelligenza artificiale, trasforma le idee in applicazioni funzionali con un design accattivante, riducendo significativamente i tempi di sviluppo.
Caratteristiche principali:
Generazione di applicazioni da testo: descrivendo l'idea in linguaggio naturale, Lovable genera interfacce utente responsive utilizzando componenti come shadcn/ui.
Integrazione con Supabase: (questa è una figata) offre la possibilità di aggiungere backend, database e funzionalità di autenticazione direttamente nei progetti, facilitando la gestione dei dati e degli utenti.
Integrazione con GitHub: permette la sincronizzazione del codice con repository GitHub, garantendo il controllo completo sul progetto e facilitando la collaborazione.
Modifiche tramite prompt: consente di apportare modifiche all'interfaccia utente utilizzando semplici istruzioni testuali, eliminando la necessità di interventi manuali sul codice.
📌 La mia esperienza:
Ho testato Lovable.dev per creare una piattaforma simile a Circle, un'app per community. In meno di 20 minuti, ho ottenuto una piattaforma funzionante con aree di discussione, gestione utenti e post, senza scrivere una riga di codice. La trovate qui.
2️⃣ Cursor AI – Un IDE con AI integrata per sviluppatori
Cursor AI è un editor di codice potenziato dall'intelligenza artificiale, progettato per aumentare la produttività degli sviluppatori. Offre funzionalità avanzate come completamento automatico intelligente, riscrittura del codice e assistenza in tempo reale, rendendo lo sviluppo software più rapido ed efficiente.
Caratteristiche principali:
Completamento automatico multi-linea: predice e suggerisce intere linee o blocchi di codice, accelerando la scrittura e riducendo gli errori.
Riscrittura intelligente: corregge automaticamente errori di sintassi o migliora il codice esistente, garantendo una base solida e ottimizzata.
Chat integrata: fornisce assistenza in tempo reale, rispondendo a domande sul codice e offrendo suggerimenti contestuali basati sull'intero codebase. (credo che questa è la cosa che preferisco di gran lunga).
Integrazione con modelli avanzati: supporta modelli AI come GPT-4 e Claude, offrendo una comprensione approfondita del codice e suggerimenti avanzati.
📌 La mia esperienza:
Ho utilizzato Cursor AI per sviluppare una app di Machine Learning per riconoscimento immagini. L'AI ha generato la logica necessaria in pochi minuti, proponendo anche la parte grafica dell’applicativo. Sto quasi sostituendo VS Code, soprattutto perché con Cursor non scrivo solo codice, ma costruisco direttamente la struttura del progetto.
3️⃣ Rork.app – L’AI che automatizza task complessi
Rork.app è uno strumento che consente di creare app avanzate senza la necessità di scrivere codice ma parlando ed interagendo in linguaggio naturale con una chat. Ammetto che è la mia preferita al momento, anche se Loveble sta recuperando e fa passi da gigante non da ultimo la raccolta di 14 milioni di euro per migliorare la loro app, ma a livello di usabilità e di UI Rork per me rimane ancora un gradino sopra.
Caratteristiche principali:
Automazione senza codice: consente di creare flussi di lavoro complessi utilizzando un'interfaccia intuitiva, eliminando la necessità di scrivere codice manualmente.
Integrazione con API multiple: permette di collegare e orchestrare diversi servizi e API, facilitando la creazione di soluzioni integrate.
Interfaccia user-friendly: offre un ambiente di sviluppo visivo che rende l'automazione accessibile anche a chi non ha competenze di programmazione.
📌 Esperimento pratico:
Ho utilizzato Rork.app per creare una piattaforma di quiz per i miei studenti, mettendoli alla prova su argomenti come l'architettura di Von Neumann e le basi hardware/software. In 20 minuti, scrivendo solo prompt, ho generato un'app funzionante per testare le loro conoscenze.
Vuoi metterti alla prova? Testa la tua conoscenza e scopri che punteggio ottieni: mettiti alla prova cliccando qui.
Questi strumenti dimostrano come l'intelligenza artificiale stia trasformando il mondo dello sviluppo software, rendendo la creazione di applicazioni più accessibile e veloce che mai. Ora capite perché quando dicevo alla mamma di non preoccuparsi, qualcosa nella mia testa mi diceva che stavo dicendo una mezza verità? Non esisterà più il programmatore che conosciamo. Non con questi strumenti a disposizione.
🤔 La critica alla critica dell’AI: dai robot nelle fabbriche ai Junior senza codice
Negli anni ‘80, nei manuali di ingegneria si parlava della “fabbrica a luci spente”: impianti completamente automatizzati in cui gli operai non erano più necessari. Io mi sono laureato nel 2017… e studiavo ancora su quei libri. Nel frattempo, fuori dalle aule, il mondo del lavoro era già cambiato.
Questa volta la storia si ripete, ma in un contesto completamente nuovo: non sono più gli operai a rischiare il posto, ma gli impiegati, gli ingegneri, i programmatori. Se la robotica ha automatizzato la fatica fisica, l'AI sta ridefinendo il lavoro concettuale, delegando sempre più attività ai modelli generativi e spostando l’equilibrio tra creatività umana e automazione. I "colletti bianchi" non sono più intoccabili: le competenze richieste stanno cambiando, e chi non si adatta rischia di trovarsi ai margini del mercato del lavoro.
E non è solo una sensazione. Nel 2024, il mercato del lavoro ha mostrato significativi cambiamenti, con una riduzione degli annunci per alcune “professioni di pensiero”, numeri influenzati fortemente dall'emergere della GenAI. Secondo un'analisi condotta da Randstad, infatti, si è registrato un calo del 20% negli annunci per sviluppatori junior rispetto all'anno precedente. Ma non è solo il settore tecnologico a essere colpito. Il rapporto Excelsior ha indicato che anche altre professioni tradizionali stanno subendo una contrazione della domanda, con una diminuzione del 15% negli annunci per ruoli amministrativi e di supporto, a causa dell'adozione di strumenti automatizzati e software intelligenti.
Parallelamente, un report di Hays ha evidenziato che le offerte di lavoro per ruoli legati all'intelligenza artificiale, come Machine Learning Engineer e AI Developer, sono aumentate del 30% nel 2024. Questo incremento è in parte dovuto alla crescente espansione dell’AI generativa, che richiedono sicuramente competenze specifiche in AI.
Questi report fanno intuire che il mercato sta cambiando direzione: meno spazio per chi deve ancora imparare, più spazio per chi già padroneggia questi strumenti. Ma questo apre un grande interrogativo: senza un percorso di crescita strutturato, come si farà esperienza? Come si potrà diventare senior in un mondo dove l’AI esegue già buona parte del lavoro da junior?
Resto fortemente saldo sulla mia opinione: questi sono strumenti di produttività, che rendono più veloce e semplice il lavoro. Ma il vero problema non è che l’AI sostituirà i programmatori, ma che modificherà il loro percorso di crescita. E qui sta la questione più delicata: se i junior non hanno più margine di errore e se nessuno affronta più il codice da zero, chi capirà davvero come funziona un sistema quando qualcosa andrà storto?
🚀 Quindi, cosa fare?
Se sei un programmatore, non smettere di imparare, ma cambia prospettiva: impara a usare l’AI come leva, non come ostacolo.
Se lavori nel settore tech, investi nella formazione e non cadere nella trappola del "tanto l'AI lo fa da sola".
Se sei un’azienda, capisci che l’innovazione non è solo efficienza, ma anche visione e capacità di costruire un futuro sostenibile per chi verrà dopo.
L'AI può generare codice, ma la vera programmazione è più di una serie di istruzioni: è intuizione, progettazione, problem-solving. E questo, almeno per ora, non può essere sostituito.
💬 E tu? Usi già AI per programmare o pensi che sia una minaccia? Raccontami la tua esperienza! E alla prossimi Cassetta.
Approccio più che condivisibile Valentino.
Le cose cambiano e anche noi non dobbiamo mai fermarci: studiare, provare, capire in che direzione vanno le nostre professioni.